Nei mesi di lockdown aziende e professionisti hanno sperimentato modalità lavorative frutto di un’imposizione d’urgenza, spesso improvvisate, da più voci impropriamente definite Smart Working ma più correttamente riconducibili all’ambito del Remote Working. A conferma di ciò, l’indagine condotta ad inizio maggio da Aon ed ANRA rilevava come problematiche più diffuse quelle relative alla pianificazione, gestione e controllo delle attività, allo stato d’animo dei lavoratori, al senso di solitudine e alla mancanza di strumentazione idonea. Problemi che avrebbero sicuramente pesato meno senza tutte le limitazioni imposte dal lockdown, o con più tempo per organizzare la transizione. 

Con la graduale riapertura delle attività, nella cosiddetta fase 2, la situazione si è andata normalizzando, pur con il permanere di una serie di misure precauzionali, e ha dato ad aziende e professionisti un’occasione per riflettere su come trasformare un esperimento emergenziale in un incubatore per una maggiore sostenibilità del lavoro. Come si sono mosse le imprese e i lavoratori? Sono diverse le problematiche, nel nuovo scenario? Quali prospettive ha lo Smart Working nel contesto professionale e sociale?

I risultati della seconda indagine sono stati presentati mercoledì 11 novembre. Nel panel: Erica Nagel – Chief Marketing & Communication Officer Aon, Giancarlo Baglioni – Chief Operating Officer Aon, Donato Parma – HR Director Aon, Paolo Rubini – Presidente Onorario ANRA, Gabriella Fraire – Consigliera ANRA e Insurance Manager Prysmian Group, Chiara Zaccariotto – Office Manager ANRA. Introduzione di Enrico Vanin – AD Aon SpA e Aon Advisory and Solutions Srl e Alessandro De Felice – Presidente ANRA.

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