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L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo a livello mondiale apre una lunga serie di domande, che riguardano lo stile di vita che potremo adottare nell’immediato futuro e i comportamenti che caratterizzeranno la nostra vita quotidiana. Ma c’è un’altra domanda, altrettanto importante: quali saranno gli effetti che le misure di distanziamento sociale avranno su di noi e sul nostro benessere fisico e psichico?

La correlazione che esiste tra la salute mentale di una persona e il suo livello di benessere (fisico, finanziario, relazionale ed emotivo) è oggetto di discussione da molto tempo. Oggi, però, di fronte al nuovo scenario dettato dalla pandemia in atto, le organizzazioni stanno iniziando a riconoscere l’impatto che il benessere emotivo e mentale dei propri dipendenti può avere sulle loro performance e sul loro benessere più generale.

Storicamente le organizzazioni hanno sempre avuto la tendenza a fingere che i problemi di salute mentale non fossero dei fattori da prendere in considerazione sul posto di lavoro“, osserva Rod Hart, Vice President of Health Transformation di Aon. “Ora, però, stiamo vivendo un importante processo di cambiamento e le organizzazioni si stanno rendendo conto che dare sostegno emotivo ai propri dipendenti è di fondamentale importanza.”

Ma quali sono i fattori scatenanti che possono impattare sul benessere psichico ed emotivo di una persona? Un’ampia gamma di situazioni: dai casi di divorzio o di separazione alla cultura always connected h24, dalla necessità di destreggiarsi tra le troppe responsabilità lavorative e familiari alla mancanza di aiuti, dalle pressioni finanziarie all’isolamento e alla solitudine.

Dalle cause scatenanti alla manifestazione del disagio il passo è breve. I sintomi sono altrettanto comuni, come ad esempio: problemi legati al sonno, mancanza di concentrazione, difficoltà di memoria, irritabilità, scarso livello di motivazione, lentezza nei processi cognitivi, dolori psicosomatici e molto altro ancora. Tutti segnali che si ripercuotono non solo sulla vita personale delle singole persone ma anche su quella lavorativa.

L’indagine sulla salute emotiva condotta da Aon nel 2019 aveva rilevato già l’anno scorso che per l’86% dei datori di lavoro intervistati la salute emotiva fosse uno dei tre principali fattori che determinano il benessere generale dei dipendenti; l’85% delle aziende prese a campione, inoltre, ha dichiarato che il datore di lavoro svolge un ruolo chiave nel sostenere la salute emotiva delle persone.

Vediamo sempre più datori di lavoro prestare attenzione all’aspetto del mental health, sia cercando di aumentare la consapevolezza delle persone attraverso l’attivazione di campagne anti-stigmatismo sia attraverso la formazione dei manager per renderli sempre più attivi nel rispondere al benessere emotivo e relazionale dei propri team“, osserva Matthew Lawrence, Chief Broking Officer for Health Solutions di Aon EMEA.

In quest’ultimo periodo, però, con la diffusione del Covid-19 e delle misure di distanziamento sociale, un aspetto che ha attirato ancora di più l’attenzione è la solitudine delle persone.

L’isolamento sta diventando un fattore importante da tenere in considerazione all’interno della nostra società“, aggiunge Stephanie Pronk, Senior Vice President and Leader of the Health Transformation Team di Aon U.S. “e oggi lo sta diventando ancora di più, in quanto l’epidemia ci costringe a prendere intenzionalmente le distanze dalle nostre comunità. È una scelta insolita ma molto importante, che stiamo facendo per il bene nostro e delle persone che ci circondano. In questa situazione di isolamento e distanziamento sociale i datori di lavoro rivestono quindi un ruolo fondamentale nel fornire programmi di supporto per il benessere emotivo dei propri dipendenti, con un alto grado di personalizzazione degli stessi in funzione del periodo che tutti noi stiamo vivendo.”

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