La pandemia COVID-19 non ha comportato solo un’emergenza sanitaria, ma ha afflitto in maniera considerevole e sistematica anche il settore economico italiano. Lo scenario stimato dal Fondo Monetario Internazionale è quello di un calo del Pil italiano di oltre il 12% nel 2020, che vede coinvolti in negativo numerosi settori come il turismo, l’automotive, la manifattura, l’edilizia e tanti altri.

Numerose aziende, protagoniste involontarie di un significativo calo della produzione e dei profitti, hanno dovuto prendere delle decisioni importanti e alle volte drastiche per cercare di mantenere la continuità aziendale con il fine non ultimo di salvaguardare i posti di lavoro dei loro dipendenti.

Ai più canonici ammortizzatori sociali, come la CIG (Cassa Integrazione Guadagni) e il FIS (Fondo Integrazione Salariale), adoperati da molte aziende per sostenere il reddito di oltre 10 milioni di italiani, si sono considerevolmente affiancati altri strumenti e iniziative a disposizione dei datori di lavoro per gestire e sostenere al meglio le proprie risorse durante questa crisi globale.

All’interno di questo panel di strumenti, uno dei più utilizzati è sicuramente quello dei Flexible Benefit. La possibilità, da parte delle aziende, di poter erogare nella modalità “On Top” degli importi detassati da utilizzare in beni e servizi di welfare aziendale è stata notevolmente sfruttata, più di quanto si potesse pensare a inizio pandemia.

Ma per quali motivi, in periodi di difficoltà, le aziende dovrebbero decidere di erogare premi che in una situazione di normalità non sarebbero altrimenti previsti?

Per poter rispondere a questa domanda, abbiamo studiato, mappato ed analizzato come le aziende hanno gestito assieme ad Aon l’emergenza COVID-19, il lockdown e la Fase due. Di seguito alcuni esempi:

  • Il contributo welfare

Un primo caso da esaminare con attenzione è quello di un’azienda del settore Fashion & Luxury produttrice di accessori alla moda che si è data una priorità importante: quella di non abbandonare i propri collaboratori alle difficoltà del momento. Per questo motivo la direzione intrapresa è stata quella di un taglio provvisorio degli stipendi dei manager, dal 50% a scendere, per poter permettere di integrare al 100% la cassa integrazione per gli oltre 12.000 dipendenti del gruppo. Oltre a questo sostegno alla retribuzione netta mensile, rimasta quindi invariata, è stato deciso, in accordo con le organizzazioni sindacali, di erogare un “contributo welfare di 500 € netti mensili per tutti i dipendenti che sarebbero stati chiamati a prestare servizio all’interno delle sedi del Gruppo in Italia. I dipendenti hanno giudicato molto positivamente l’impegno del datore di lavoro di voler riconoscere ai propri dipendenti i continui sforzi profusi per garantire la continuità aziendale.

  • Sostegno per la CIG

La Pandemia COVID-19 ha coinvolto anche attori statali, che sono dovuti intervenire per la stabilità del sistema economico. In particolare, l’INPS, attraverso gli ammortizzatori sociali già citati, è intervenuta a sostengo delle imprese e delle aziende italiane, con tempistiche e modalità, che hanno causato alcune difficoltà per i ritardi occorsi. Purtroppo, non sempre per le aziende in cassa integrazione è possibile anticipare totalmente la retribuzione dei propri collaboratori. Per ovviare a tale ragione numerose aziende di diversi settori, hanno deciso di dare un sostegno immediato ai propri collaboratori. Nello specifico riportiamo il caso di un’azienda del settore dei servizi che, nonostante le chiusure forzate e i mancati ricavi, ha deciso di offrire un aiuto ai suoi dipendenti stanziando un budget di €500 aggiuntivo da erogare in Flexibile benefit a tutta la popolazione aziendale in cassa integrazione. Un aiuto concreto e veloce per sostenere le spese vive di tutti i giorni che è stato notevolmente apprezzato da parte dei beneficiari e dei loro familiari.

  • Lavoro durante il lockdown

Il welfare aziendale non è stato di supporto solo alle aziende in difficoltà economiche ma è stato utilizzato anche da aziende che hanno visto il loro business e volume d’affari crescere durante la pandemia. Infatti, alcuni settori produttivi e assistenziali non solo non si sono mai fermati ma hanno aumentato i propri carichi di lavoro. È stato questo il caso per esempio delle aziende del settore sanitario; condividiamo l’esempio di un’azienda di circa 4000 dipendenti che ha deciso di erogare il “Bonus COVID-19” per riconoscere lo sforzo profuso dei suoi collaboratori come elemento fondamentale per la gestione dell’emergenza sanitaria e ha voluto ringraziarli, premiandoli attraverso un’erogazione in Flexible Benefit, in proporzione alle ore lavorate. I dipendenti che hanno prestato servizio durante la fase di lockdown hanno ricevuto un premio medio di circa 600 €.

  • Bonus fase 2

Un altro esempio concreto di modalità con la quale i Flexible Benefit sono stati utilizzati nell’ultimo periodo è un’iniziativa intrapresa da un’azienda del settore farmaceutico di circa 800 dipendenti. L’attività lavorativa dell’azienda in esamine, rientrante tra quelle indispensabili per la collettività previste dai vari DPCM, impediva lo stop dei lavori e quindi si è dovuto pensare alla continuità aziendale riconsiderando lo svolgimento delle mansioni a seconda della vincolata presenza o meno presso gli stabilimenti aziendali.  I vertici aziendali hanno quindi previsto l’erogazione di un premio per tutti i dipendenti che hanno continuato a lavorare durante la pandemia, prevedendo una distinzione tra i dipendenti direttamente coinvolti nell’attività lavorativa presso gli stabilimenti e quelli che hanno continuato a svolgere le loro mansioni attraverso le modalità offerte dallo smart working. La creazione della doppia categoria omogena ha visto l’erogazione di un importo più alto per i collaboratori che si sono recati presso le sedi aziendali, in quanto correvano maggiori rischi in termini di contagio, ma non è passato inosservato il cambiamento affrontato anche dai dipendenti che hanno usufruito dei benefici del lavoro agile garantendo un importo welfare anche a loro.

Come si evince da questo resoconto, l’erogazione di premi in beni e servizi welfare durante il recente periodo che abbiamo vissuto, sono state oggetto di una vitalità non indifferente, nonostante la congiuntura negativa potesse fare pensare inizialmente il contrario.

Le opportunità fornite dallo strumento dei Flexibile Benefit di incrementare il benessere, migliorare il clima aziendale ed aumentare il potere d’acquisto sono notevolmente apprezzate dai dipendenti. e, soprattutto in questi momenti di difficoltà, hanno fornito alcuni utili punti di partenza da cui iniziare a muoversi per la gestione dell’erogazioni di beni e servizi welfare on top, erogazioni che troveranno sicuramente sempre maggior applicazione nel prossimo futuro.

La capacità dei flexible benefit di essere un aiuto ed un volano per l’economia si attesta non solo nei momenti di crescita, come abbiamo potuto considerare negli ultimi anni, ma anche nei momenti di difficoltà come sostegno concreto e reale alle famiglie italiane.  Si conferma quindi il welfare aziendale in Italia, come uno strumento versatile e flessibile, utilizzabile in tutte le situazioni ed i contesti, anche i più diversi e variegati.

Per ricevere una consulenza dedicata, scrivi a Giorgia Majelli (giorgia.majelli@aon.it), Sales Manager della Divisione Health & Benefits.

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