Aerial view of airport. Airplane taxiing to runway before take off.

Ora che la pandemia sembra volgere al termine, i datori di lavoro stanno riconsiderando l’utilità e la necessità di viaggiare e di spostarsi a livello internazionale. L’attenzione è sempre più rivolta alla qualità anziché alla quantità e le aziende sono alla ricerca di persone da assumere a livello locale, mentre non ci sono aspettative di crescita per le offerte di lavoro internazionali. Il lavoro da remoto, d’altra parte, può offrire una soluzione quando c’è difficoltà a reperire i talenti.

Ė quanto emerso dall’International Mobility Survey 2022 di Aon. Per la realizzazione di questo report, Aon ha intervistato più di 200 datori di lavoro appartenenti a diversi settori, per capire come i recenti avvenimenti li influenzino e quali siano le loro aspettative sulla mobilità internazionale e i viaggi lavorativi per il prossimo anno. I risultati sono stati confrontati con quelli del sondaggio 2021 per identificare i trend.

Rivalutazione del business travel internazionale; il traffico aereo è sotto la lente di ingrandimento

Dopo un lungo periodo senza viaggiare, i business travel in Europa sono ripartiti nella seconda metà del 2021. Le organizzazioni stanno però rivalutando l’esigenza dei viaggi d’affari internazionali. Le difficoltà più rilevanti che sono emerse riguardano la sicurezza (75%) e il benessere (60%) dei loro dipendenti. Sorprendentemente, le emissioni di CO2 occupano l’ultimo posto nella classifica delle sfide più importanti per le aziende e le organizzazioni.

In tema di sicurezza dei dipendenti, le aziende oltre a prevedere i rischi medico-sanitari, dovrebbero tenere conto anche di quelli correlati alle condizioni metereologiche estreme, il terrorismo, i disordini sociali e politici, il contesto macroeconomico e le violazioni dei sistemi di cybersicurezza. Ne consegue che dovrebbero riesaminare i propri programmi di gestione dei rischi di viaggio per garantire da un lato, la tutela della salute e della sicurezza dei dipendenti e dall’altro, l’ottemperanza alle linee guida del nuovo standard ISO 31030 europeo del 2021.

Nel 2021, in particolare, gli impiegati nelle vendite (66%) e management (65%) hanno iniziato nuovamente a viaggiare per motivi di lavoro. I rapporti e la fiducia sono infatti fattori importanti in questi casi, e la possibilità di incontrarsi di persona rappresenta indubbiamente un vantaggio. Non ci sono invece aspettative di crescita dei viaggi lavorativi per motivi di training e di formazione almeno fino al 2022. Ci sono due categorie, il personale tecnico e quello che si occupa di manutenzione, che invece non hanno mai interrotto i viaggi di business durante la pandemia e per le quali è atteso un incremento degli spostamenti per ragioni lavorative. Inoltre, grazie alla diffusione della realtà virtuale, questi professionisti hanno potuto e potranno coniugare le operazioni di assistenza in loco con quelle da remoto.

Il ROI (Return On Investment) di un viaggio d’affari è un elemento cruciale: il valore effettivo di uno specifico viaggio d’affari, i suoi benefici misurabili e la capacità di dimostrarli agli stakeholder interni sono il criterio principale per valutare la necessità di viaggiare. L’interrogativo che viene posto per la maggiore è infatti se sia davvero necessario viaggiare o se sia sufficiente fare un incontro online. Inoltre, i datori di lavoro non considerano più l’aereo come il principale mezzo di trasporto per i business travel. Ciò implica che ai dipendenti venga richiesto di spostarsi utilizzando treni o macchine per i viaggi considerati brevi, ovvero quelli al di sotto di 400-700 km.

Le offerte di lavoro internazionali continuano a diminuire: il focus è sul recruitment a livello locale e sul lavoro da remoto

Durante la pandemia, il 32,5% dei datori di lavoro ha ridotto il numero di offerte di lavoro internazionali. Gli incarichi all’estero comportano diverse problematiche, in primis quella di tutelare la sicurezza dei dipendenti (49,7%), seguita dalla capacità di collaborare e supervisionare un impiegato che lavora in un certo ruolo (36,2%), di attenersi alle leggi e ai regolamenti (31,9%), oltre alla tutela della salute dei dipendenti, il contenimento dei costi, l’accesso all’assistenza sanitaria e ad una copertura assicurativa. Prendendo in considerazione tali questioni, è probabile che i datori di lavoro cambino le loro policy di placement internazionale. Aon sta assistendo a un crescente cambiamento nel focus dei datori di lavoro, che si concentrano sempre di più sull’assunzione di impiegati a livello locale. Il Covid-19 ha già lasciato un segno sui candidati, è previsto dunque che lo scoppio di pandemie e guerre riduca la motivazione dei lavoratori nel proporsi per una carriera internazionale. Nonostante l’aumento di collocazioni internazionali nell’ultimo anno, per il momento non si tornerà ai livelli pre-pandemia.

Cresce la tendenza del lavoro da remoto internazionale

Molte persone stanno scegliendo di fare remote working per lavorare da qualsiasi luogo o stare più vicini alla propria famiglia. In alcuni settori, c’è un’effettiva mancanza di talenti, e le poche persone che possiedono i requisiti richiesti risiedono all’estero, e non possono o non hanno intenzione di sportarsi. Il lavoro da remoto può allora essere una soluzione per la selezione e l’assunzione dei talenti necessari.

Quasi il 60% dei datori di lavoro ha dichiarato che il lavoro da remoto internazionale è un’opzione all’interno delle proprie organizzazioni. Quando c’è questa possibilità, nel 56,7% dei casi è possibile anche per le famiglie degli impiegati spostarsi insieme a loro nel luogo in cui desiderano lavorare.

Quando si tratta di lavorare da remoto a livello internazionale, i datori di lavoro riconoscono che ci possano essere degli ostacoli. Tra questi, la compliance (54,6%), la previdenza sociale (51,5%), e le tasse (49,5%). Ma il 40% delle società che adottano il lavoro da remoto internazionale non hanno policy o linee guida riguardanti queste tematiche. L’incapacità di gestire queste problematiche può avere delle gravi ripercussioni. I datori di lavoro inoltre possono avere difficoltà nel mantenere la propria cultura aziendale, la mission dell’organizzazione e il coinvolgimento dei dipendenti.

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