L’incendio di Notre-Dame, avvenuto nella notte tra il 15 e il 16 aprile 2019, ha posto tutti davanti a un’unica domanda: “Chi assicura l’arte?”

Il contesto europeo

Se, infatti, la legge francese prevede che le cattedrali costruite in Francia prima del 1905 (ben 83 su 93) ricadano sotto la proprietà statale e che, in quanto tali, sia lo Stato stesso ad essere assicuratore dei propri beni, in realtà sembra che l’intero patrimonio storico-artistico europeo si trovi in una condizione particolarmente delicata.

In tutta Europa, infatti, sono molti gli edifici che presentano una situazione similare a quella della cattedrale francese, sia per valore economico che per condizioni: tutti accomunati da uno stato precario di manutenzione e da una continua difficoltà nel reperire fondi destinati al restauro. È stato lo stesso Tibor Navracsis, Commissario Europeo per l’Educazione, la Cultura, la Gioventù e lo Sport, che a seguito dell’incendio ha affermato: “In Europa siamo così abituati al nostro eccezionale patrimonio culturale che tendiamo a dimenticare che ha bisogno di cura e attenzione costanti.” È così che l’evento di Notre-Dame si è rivelato un vero e proprio campanello d’allarme per tutti gli altri edifici e – continua ancora il Commissario – “è come se in questo caso la Cattedrale si fosse sacrificata per la causa.

E in Italia?

Anche la situazione italiana non è particolarmente felice, nonostante il primato, confermato nel 2018, come Paese con il maggior numero di beni (54) rientranti nel Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Nonostante questi numeri da capogiro, però, il ministero dei Beni Culturali ricorre in minima parte alle assicurazioni e, per lo più, solo nei casi di movimentazione e trasporto delle opere. A tal proposito, Simone Strummiello, Director Fine Arts, Jewellery & Private Client Specialty di Aon, afferma: “Non basterebbero tutte le compagnie del mondo per assicurare i beni che sono oggi di proprietà del ministero dei Beni Culturali italiano e per lo stesso ente non è facile dare un valore ai propri asset.”

Questa mancanza di copertura assicurativa da parte dei musei pubblici italiani diventa particolarmente delicata nei casi di prestiti di opere d’arte. Si tratta di un’attività imponente (circa 14.000 prestiti all’anno a beneficio di organizzazioni estere e più del doppio quelli effettuati ad enti italiani) e caratterizzata da alti rischi, tutti collegati alle fasi dell’attività: imballaggio, movimentazione, trasporto, allestimento dell’esposizione, giacenza e rientro dell’opera in sede.

Oneri assicurativi per i prestiti di opere d’arte

Oggi, nella maggior parte dei prestiti di opere artistiche, l’onere assicurativo ricade sull’ente beneficiario del prestito, creando in questo modo gravi criticità per l’ente prestatore: mancanza di controllo sul rapporto con la compagnia assicurativa, scarsa conoscenza delle condizioni sottoscritte e del relativo rating di solvibilità in caso di sinistro.

Per rovesciare questa impostazione e ridurre le criticità citate è quindi auspicabile adottare una nuova modalità in un’ottica di miglioramento della gestione del rischio: si tratta della stipula di convenzioni tra il soggetto prestatore e l’ente beneficiario delle opere, nel rispetto della normativa in tema di gare pubbliche.

Nello specifico, il soggetto prestatore condiziona la concessione del prestito al fatto che il soggetto ricevente accetti di aderire alla convenzione e di pagarne il relativo premio assicurativo (già stabilito in precedenza con la compagnia assicurativa di riferimento). Nel caso in cui il prestito abbia buon esito, e cioè in assenza di sinistri, la compagnia assicurativa si impegna a retrocedere all’ente prestatore un “no claim bonus”, ovvero una percentuale che si aggira solitamente tra il 15% e il 30% del premio assicurativo. In questo modo l’ente prestatore non solo ha un maggior controllo sull’aspetto assicurativo delle proprie opere (detenendo il rapporto con la compagnia e conoscendo le clausole contrattuali), ma ha la possibilità di usufruire di un importante valore economico: nuove entrate che possono essere utilizzate per finanziare altre attività culturali (di conservazione, restauro o valorizzazione o, in maniera diversa, per stipulare nuove e ulteriori coperture assicurative dedicate alle collezioni permanenti dell’ente).

Si tratta di un modello che ha visto piena applicazione nell’ambito di alcuni Enti italiani, ma ci sarebbe ben più spazio per un’ampia diffusione a tutto il sistema museale italiano con grandi vantaggi ed economie di scala per l’intero settore.

Un esempio è costituito dal Comune di Cento, che raccoglie la più importante collezione di opere del Guercino al mondo. Dopo il terremoto dell’Emilia-Romagna, la Pinacoteca di Cento subì gravi danni e non fu più agibile. Fortunatamente le opere non furono danneggiate e vennero subito trasferite in un caveau. Dopo la definizione di una adeguata copertura assicurativa, fu però suggerito al Comune di promuovere il prestito della collezione del Guercino ad organizzatori ed enti di tutto il mondo. Con i considerevoli bonus erogati dagli assicuratori, l’amministrazione comunale ha potuto sostenere le spese legate al consolidamento e restauro della Pinacoteca del comune emiliano. Un esempio brillante del modello che potrebbe trovare piena applicazione in tutta Italia.

La Specialty Fine Arts, Jewellery & Private Solutions di Aon affianca il cliente nella tutela del suo patrimonio con particolarissime procedure nella gestione dei dati e delle informazioni personali, offrendo soluzioni tailor made per ogni esigenza e necessità.

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