Anche quest’estate molte zone d’Italia sono state messe in ginocchio dal maltempo: a Verona fiumi di grandine hanno invaso la città, abbattendo 500 alberi; a Marina di Massa una tromba d’aria ha provocato la morte di due sorelline. Ma non si tratta purtroppo di eventi sporadici.

Nel 2019 ben 409 catastrofi naturali hanno causato perdite economiche per un totale di 232 miliardi di dollari in tutto il Mondo e sono state responsabili di oltre 10.000 morti e milioni di sfollati.

Con i cambiamenti climatici che sono ormai sotto gli occhi di tutti, i disastri naturali legati al maltempo – come uragani, inondazioni, condizioni di forte siccità e incendi – stanno diventando sempre più frequenti ed estremi.  Il rapporto annuale Aon’s Weather, Climate & Catastrophe Insight 2019 ha rilevato che lo scorso anno è stato il secondo anno più caldo dal 1851. Le prime previsioni della National Oceanic and Atmospheric Administration suggeriscono che c’è una probabilità di quasi il 50% che il 2020 sia l’anno più caldo mai registrato e una probabilità del 99,9% che sia tra i primi cinque.

I piani di emergenza durante il COVID-19

Con la stagione degli uragani atlantici già in corso, la risposta delle organizzazioni alle possibili condizioni di emergenza in questo 2020 presenta un nuovo livello di complessità costituito dalla pandemia da COVID-19, che sembra non volersi ancora arrestare.

Gli eventi di calamità naturali incidono fortemente sulla volatilità del bilancio delle organizzazioni“, afferma Joe Monaghan, Head of Public Sector Partnerships di Aon. “In concomitanza con la crisi sanitaria e l’impatto economico del COVID-19, il verificarsi di un eventuale evento di calamità naturale o di un grave evento meteorologico metterà ancora più sotto pressione le diverse organizzazioni“.

Jill Dalton, Managing Director of Property Risk Consulting Group di Aon, continua: “Una delle maggiori sfide poste dagli eventi catastrofali durante una pandemia potrebbe riguardare più la gestione del capitale umano che i danni alle proprietà. Se una città ha bisogno di evacuare la propria popolazione e gli hotel non sono aperti, dove potranno trovare rifugio le persone sfollate? In passato, i palazzetti dello sport ad alta occupazione potevano servire come rifugi di emergenza, ma quest’anno le restrizioni legate al distanziamento sociale possono avere un impatto sulla gestione delle emergenze e sulla capacità delle amministrazioni locali di affidarsi alle soluzioni tradizionali“.

Le organizzazioni nelle aree maggiormente esposte alle possibili calamità naturali devono quindi considerare come il COVID-19 potrebbe influire sulla preparazione e sulla gestione dei propri piani di emergenza.” – continua Jill Dalton – “Le organizzazioni dovranno tenere conto di diversi aspetti: il primo è che i propri dipendenti con ruoli relativi alla gestione dell’emergenza potrebbero non essere disponibili a causa di condizioni di malattia o perché impegnati nella cura dei propri familiari. Dovranno pertanto designare come prima cosa “individui di backup” e assicurarsi che i piani di comunicazione e di gestione dell’emergenza riflettano queste sostituzioni“.

La pandemia, inoltre, potrebbe influire anche sulla disponibilità delle forniture di emergenza e sul processo di liquidazione dei sinistri, che potrebbero subire dei rallentamenti. Inoltre, per le aziende costrette a lavorare ancora da remoto, la minaccia di interruzioni di corrente potrebbe porre una pressione aggiuntiva sul personale informatico per sostenere le reti e affrontare i cambiamenti nel profilo di rischio IT.

Nel 2019 potrebbe non esserci stata una sola “mega-catastrofe”, che viene generalmente descritta come un evento unico con costi economici che raggiungono le decine di miliardi di dollari, ma sicuramente non sono mancati i numerosi eventi climatici di rilievo che hanno causato ampie perdite di vite umane e significative perdite economiche.

Continua ad esserci un cambiamento nel modo in cui consideriamo i pericoli individuali e i rischi ad essi associati, poiché ci sono sempre più impatti multi-pericolosi all’interno di un singolo evento“, dice Steve Bowen, meteorologo e Head of Catastrophe Insight di Aon.

Considerato che le catastrofi naturali continuano a causare perdite significative in tutto il Mondo e che il COVID-19 non dà segni di arresto, è necessario che i governi statali e le amministrazioni locali aumentino la resilienza nelle aree considerate più a rischio, oltre che colmare il “gap di protezione”, ovvero la parte di perdite economiche non coperta dall’assicurazione.

I bilanci sono già stati fortemente colpiti dalla necessità di affrontare la crisi sanitaria in atto“, afferma Monaghan. “Ciò può significare, più che mai, che i governi siano tentati di rimandare la mitigazione e la gestione del rischio di eventuali catastrofi“.

Una possibile soluzione potrebbe essere la creazione di nuove partnership tra governi, organizzazioni e amministrazioni locali, con l’obiettivo comune di condividere i singoli piani di risposta all’emergenza e di facilitare le conversazioni per condividere ostacoli e best practice.

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