Fino a un anno fa eravamo abituati a trascorrere circa un terzo del nostro tempo in ufficio. La pandemia da COVID-19, invece, ci ha imposto una nuova quotidianità e una nuova modalità lavorativa, costringendo molto spesso le Aziende a ricorrere al lavoro da remoto. L’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto ha quindi rivoluzionato le nostre vite e accelerato alcune dinamiche socio-economiche.

Se pensiamo al mondo del lavoro e a quante ore passiamo tra le mura domestiche davanti al nostro pc, la prima domanda che ci poniamo è: come sarà l’ufficio del futuro? Una cosa è certa: il concetto di Workplace si rivoluzionerà in Worksphere, ovvero non un semplice ufficio ma un vero e proprio ecosistema di esperienze, che vedrà: una riorganizzazione degli spazi, un’apertura h24 7 giorni su 7 per una maggiore flessibilità, spazi in comune per attività di condivisione e un galateo per il lavoro da remoto.

Se pensiamo quindi all’ufficio di domani possiamo sintetizzarlo attraverso sei parole chiave:

  1. Worklife balance. Il lavoro del futuro dovrà bilanciare la vita personale e professionale con il lavoro in presenza e quello da remoto. In questo anno di smart working forzato l’aspetto che ci ha fatto soffrire di più è stata la mancanza del contatto umano e l’assenza della nostra routine: un caffè insieme ai colleghi, un pranzo di lavoro, un momento di condivisione. La parola per il prossimo futuro sarà dunque solo una: equilibrio.
  2. Lavoro ibrido. Ognuno sarà libero di lavorare dal luogo che preferisce, ma l’ufficio rimarrà il centro dell’identità aziendale. Non si trasformerà dunque in un mero simbolo, ma diventerà sinonimo di aggregazione, ritrovo, momenti di condivisione e sarà ricercato per tutte le attività che funzionano meglio in presenza come, ad esempio, i momenti di brainstorming o le riunioni di progetto.
  3. Libertà di orario. Se l’ufficio sarà aperto h24 7 ore su 7, la produttività potrebbe non fermarsi mai, ma sempre nel rispetto delle scelte di vita e della salute del singolo individuo. Le aziende dovranno quindi rivedere le proprie forme organizzative, riconoscendo la libertà individuale. Quando poi inizieranno a diffondersi nuove tecnologie legate alla mobilità, le ore dedicate agli spostamenti potrebbe trasformarsi in tempo di lavoro effettivo e riconosciuto.
  4. Un nuovo galateo. In questo anno di remote working sono aumentate le occasioni di burnout e la difficoltà di organizzare i tempi professionali con quelli personali, in particolare per i genitori, che si sono ritrovati a dover gestire nelle stesse ore attività lavorativa, didattica a distanza e lavori domestici. Ecco che allora sarà necessario un nuovo galateo per il lavoro da remoto: come programmare le riunioni in modo che le persone possano prendersi le giuste pause, rispettare i tempi della pausa pranzo e fare in modo che ognuno possa organizzare la propria giornata al meglio.
  5. Worksumer (Work + Consumer). È un lavoratore evoluto che ha vere e proprie esigenze di consumo in relazione alla propria attività lavorativa: spazio, tempo, strumenti, tecnologie, relazioni e opportunità di formazione. Se lo volessimo descrivere, lo potremmo definire flessibile, dinamico e costantemente alla ricerca di un equilibrio tra vita personale e lavorativa. Desideroso poi di arricchirsi attraverso la fruizione di contenuti di valore, vive le ore lavorative come una vera e propria esperienza che, in quanto tale, deve favorire innovazione, creatività e la nascita di nuove relazioni. Ecco perché l’attenzione al proprio benessere per il nuovo lavoratore è al massimo livello: predilige spazi funzionali, ambienti flessibili e servizi che gli permettano di prendersi cura di sé.
  6. Formazione continua. Nei prossimi anni si investirà sempre più in nuove tecnologie e l’ufficio diventerà un vero e proprio digital workplace. Se il lavoro da remoto continuerà a causare troppo stress e a minare il senso di appartenenza aziendale, ecco che le Aziende organizzeranno corsi di pensiero positivo, mindfulness e resilienza: tutte tematiche che ci potranno aiutare nella ricerca di un nuovo equilibrio.

Di conseguenza lo spazio dell’ufficio non sarà più importante di per sé, ma per quello che potrà generare: relazioni, contatti, esperienze, momenti di crescita. Non sarà più l’uomo che si adatta agli ambienti di lavoro, bensì l’architettura degli spazi che verrà riformulata sulle esigenze della persona, diventando in grado di influenzare la produttività e il benessere dei professionisti.

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