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La modalità in cui un’azienda gestisce i rischi finanziari e non finanziari è diventato un fattore sempre più importante nelle decisioni prese dagli investitori istituzionali, ma non solo; le pratiche ambientali, sociali e di governance (ESG) di un’organizzazione forniscono ormai una metrica fondamentale per indirizzare gli investimenti.

Mentre i primi tre mesi del 2020 hanno registrato a Wall Street il trimestre peggiore dal 2008, i fondi ESG hanno rilevato un indice in controtendenza, dimostrando che investire in società con un solido quadro ESG non è solo una metrica di benessere ma potrebbe addirittura dare risultati migliori.

Ci sono più di 2.000 studi che dimostrano che le aziende con forti pratiche ESG producono una migliore performance finanziaria aziendale“, dice Meredith Jones, partner e leader globale delle pratiche ESG di Aon. “Guardando i dati storici sui fallimenti e sulla volatilità dei titoli, ci sono anche molti studi che sottolineano come queste aziende possano essere più resilienti. Di conseguenza, l’epidemia globale dettata dal nuovo COVID-19 non diminuirà di certo l’attenzione degli investitori sulle pratiche e sui risultati dettati dai principi ESG.”

Un’azienda resiliente ha la sensibilità di capire che i principi ESG e il contesto all’interno del quale l’azienda opera sono dinamici e mutevoli e per questo motivo osserva il proprio ambiente e si adatta di conseguenza“, osserva Greg Lowe, responsabile globale della sostenibilità e della resilienza di Aon. “Il COVID-19 ci sta insegnando che, per quanto prevedibile possa essere un rischio, l’impatto che un evento ha sulla società e sul business dipende dalla nostra capacità di pianificare una business interruption e un cambiamento significativo dell’ambiente che ci circonda”.

Gli investimenti ESG consistono quindi nell’esaminare le informazioni non finanziarie legate ad un investimento per identificare i potenziali rischi e i benefici associati al modo in cui le società affrontano le questioni ambientali, sociali e di governance. Nonostante cresca l’interesse per questi principi, molte percezioni continuano però ad essere errate e contribuiscono a creare dei falsi miti sul tema. Vediamo quali sono!

Mito 1: c’è una vera e propria “ricetta” per l’ESG

Laura Wanlass, partner e responsabile globale della corporate governance di Aon, afferma: “Molte aziende hanno difficoltà a capire cosa significhi ESG e spesso vogliono una semplice lista di attività da seguire passo dopo passo. I principi ESG, però, non sono una ricetta replicabile e adattabile a tutti i contesti organizzativi. Ogni azienda deve capire quali sono le questioni rilevanti per la propria mission, identità e per il proprio settore e questo può apparire molto diverso da un’azienda all’altra”.

Mito 2: in tempo di crisi i principi ESG dovrebbero passare in secondo piano rispetto alla redditività

Secondo questa scuola di pensiero quando la reddittività è in calo, le aziende e gli azionisti si preoccupano solamente degli utili. “Penso che sia uno scenario improbabile” dice Jones. “Una crisi come quella del COVID-19 mette ancora più in risalto le mancanze organizzative di un’azienda ed evidenzia quanto questi aspetti possano essere ancora più dannosi per i profitti”.

Mito 3: l’ESG è in realtà la sola “E”

Sempre più spesso è la “E” di Environment ad ottenere una particolare attenzione da parte della stampa e degli azionisti ed è questo il motivo per cui moltissime aziende si concentrano principalmente su questo aspetto. La verità è che all’interno di un processo di Corporate Social Responsibility, è la “S” di Social ad essere sempre più importante. Il modo in cui le aziende trattano i propri dipendenti, si impegnano con i clienti e gestiscono le catene dei fornitori sono tutte aree che rientrano nell’ESG.

Mito 4: ESG significa essere una “bella azienda”

È importante distinguere tra le cose che possono avere un reale impatto positivo – o negativo – sul business e le cose che vi fanno apparire come una bella società.” dice Jones. “Per quanto importanti possano essere l’attività di beneficenza e il volontariato, questi aspetti non sono necessariamente incentrati sulla mitigazione dei rischi aziendali. Ad esempio, per un’azienda che si trova ad affrontare sfide relative alla diversità della propria forza lavoro, le attività ESG con un impatto notevole potrebbero essere tutte quelle legate alla costruzione di una cultura aziendale più inclusiva.”

Mito 5: l’ESG porta valore solo agli azionisti

Le pratiche ESG possono portare ad una maggiore performance aziendale, ma gli azionisti non sono gli unici beneficiari. “Ci sono molte ragioni per concentrarsi sugli ESG che vanno oltre gli azionisti“, conclude Jones. “Si tratta di creare un business sostenibile e resiliente nel tempo, che tenga conto dei rischi non facilmente identificabili in un foglio di calcolo. Se realizzati con coerenza, i principi ESG creano un circolo virtuoso per tutti gli stakeholder di un’azienda“.

Infine, le aziende sostenibili sono il luogo in cui le persone vogliono lavorare. “Il mercato dei migliori talenti sarà sempre competitivo, forse ancora di più ora che le aziende cercano di creare la loro forza lavoro del futuro“, dice Jim Hoff, Senior partner, Strategic communication advisory di Aon. “Pratiche ESG efficaci e visibili sono fondamentali per il brand di un datore di lavoro e sono soprattutto le generazioni più giovani a cercare aziende con una comprovata resilienza e sostenibilità come componenti chiave della proposta di valore occupazionale“.

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